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Profezia in 12 pezzi

by WetFloor

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1.
Sono ciò che resta di me, polvere grigia. Consumato come in un incendio. La polvere nei cassetti in cui nascondi sogni, L’avverarsi della profezia, il crepuscolo che lascia spazio alla notte, il fuoco che si spegne al soffio del vento. Impalpabile vago nell’aria. Una voce alla radio grida: “sei un pazzo a pensare che qualcuno venga qui a salvarti” È la tua ultima possibilità, il momento della scelta, l’alba che prende il sopravvento. Al fuoco basta una scintilla per accendersi.
2.
Il profeta 03:53
Non sono stato io ad arrivare giù in città, a dirti cosa è giusto o sbagliato. Non sono stato io ad arrivare giù in città, a dirti cosa è giusto o sbagliato. Eppure tutti pensano che sia così, Eppure tutti pensano che sia il profeta. Eppure tutti pensano che sia così, Eppure tutti pensano che sia il profeta. Non penso al problema, io penso alla soluzione Non sono stato il primo a dirti “alza la testa”, ho solo visto che lo sapevi fare bene. Un giorno hai aperto gli occhi ed hai visto le stelle Hai levato la tua maschera di dosso. Eppure tutti fingono non sia così, Eppure tutti fingono che sia il profeta. Eppure tutti fingono che non sia così, eppure tutti fingono che sia così. Non penso al problema, io penso alla soluzione
3.
Camminando un sentiero deserto, calpestando il percorso che ho dentro, trascinato dal suono del vento, ritrovandomi mentre mi perdo. Se potessi impazzirei in un momento, solo per non sentirmi più dentro, se potessi mi sognerei in un momento diverso. Se potessi vivrei ogni momento come dentro ad un sogno perfetto, con la vita che batte nel petto, senza questo senso di rigetto. Vorrei solo sentirmi diverso, o sentirmi davvero me stesso. Se potessi mi sognerei in un momento diverso. I sogni affondano nella realtà di ogni giorno e ora sei sveglio, ora non dormi più. E non è facile vagare senza meta, “non c’è altra via che la notte per arrivare all’alba” Come schiavi del tempo destinati a rincorrerci e non trovarci mai. Libero soltanto in un amaro disincanto. “Già tace ogni sentiero”, sento morire il canto di chi grida “rivoluzione” in questo silenzio. Sputi sangue amaro, un sapore che resta, quando vivere lascia il segno esserci non basta. Come schiavi del tempo destinati a rincorrerci e non trovarci mai. Libero soltanto in un amaro disincanto. Quando vivere lascia il segno.
4.
Passeremo al cantautorale, avremo barba lunga, qualche capello in meno. Con un sorriso nostalgico al tramonto d’estate, entreremo nella solita routine. Con poca voglia di cambiare e troppe ferite per soffrire ancora. Avremo in mente il suono di quella canzone, di cui non ricorderemo le parole. Nel giorno del giudizio saremo più distanti, tutti inutili, innocenti, irrealizzati. Quasi convinti di credersi almeno migliorati. E tutto sarà chiaro, ma non limpido davvero. Preferisco essere opaco con un futuro più sincero. Ora che ci penso il mio momento è adesso. Guardare avanti significa alzare lo sguardo.
5.
Stringimi forte, come non hai mai fatto, cerco risposte un’altra volta. Discorsi inutili, giochi di strategia, cerchi un modo per scappare via. Parlami ancora, non darmi il tempo per affondare in ogni mio silenzio.
Discorsi semplici, fin troppo complicati da mettere in pratica. Accettare la logica, capire la metrica, prendere il giusto tempo e dirti che io non mi aspetto niente. Ripensamenti vari, che danno dipendenza e vorrei dirmi che non ha importanza, ma a volte farne a meno è un po’ come abusarne, l’eccezione non è sempre così irrilevante. Aspettative e speranze da prender con le pinze, accorgersi in ogni circostanza che non è sempre vero ciò che sembra. Accettare la logica, capire la metrica, prendere il giusto tempo e dirti che io non mi aspetto niente. Stringimi forte, amami veramente, parlami ancora, io non mi aspetto niente. Accettare la logica, capire la metrica, prendere il giusto tempo e dirti che io non mi aspetto niente.
6.
Vi siete mai accorti che i semafori di notte lampeggiano all’unisono? Giallo. Nero. Giallo. Nero. Guidava. Semplicemente, guidava. Lasciava correre le ruote sull’asfalto come la sfera di una penna sul foglio bianco. Guidava. Scriveva. Senza freni. Senza correggere o cancellare. Senza nemmeno molta voglia. Lo senti forte il rombo del motore, frequenze basse del lettore. Suona la tua canzone. Fai un giro nuovo nella solita strada. E vada come vada, speri sempre che sia diverso da come sai che poi sarà. È sempre la solita strada e provi a darti un brivido in più, guidi dalla parte sbagliata. Ma in fondo hai sempre fatto questo, è la tua partita. Ora consapevole di cosa metti in gioco. Che colore ha la vita, che non si ferma e ancora non va avanti!? Giallo - nero come i semafori in strada. Passa prima che diventi rosso, prima che correre non serva a niente. Che verde non vuol dire niente. Tranne la rabbia che ti ha spinto fino a qui. Sbanda e rimettiti in carreggiata, che tanto non ti basta il brivido. Sei comunque dalla parte sbagliata, più inutile che unico. Che colore ha la vita, che non si ferma e ancora non va avanti!? Giallo - nero come i semafori in strada. Passa prima che diventi rosso, prima che correre non serva a niente. Che verde non vuol dire niente. Tranne la rabbia che ti ha spinto fino a qui. Giallo. Nero. Giallo. Ogni tanto invadeva la corsia opposta, tagliando la doppia linea continua tracciata col bianchetto sull’asfalto, e puntava i fari dell’auto contromano, ma dalla parte giusta, che suonava e bestemmiava agli abbaglianti contromano, ma dalla parte sbagliata. Poi all’ultimo, scartava di lato. Lo faceva per darsi un brivido. Per provare a sentire ancora qualcosa, a parte la noia. Giallo. Nero. Qualche volta il buio lo inghiottiva come il calamaio rovesciato inghiotte le parole. Ma ecco che cominciava la canzone che gli piaceva. E allora ricominciava a puntare le macchine contromano. Un giorno morirai. Un giorno che i freni non funzionano bene. Magari oggi. Che colore ha la vita, che non si ferma e ancora non va avanti!? Giallo - nero come i semafori in strada. Passa prima che diventi rosso, prima che correre non serva a niente. Che verde non vuol dire niente. Tranne la rabbia che ti ha spinto fino a qui.
7.
Forse hai bisogno di quelle attenzioni che non so darti e di fare i sogni che io non so più fare, senza obbligarti ad esser triste come me. Vorrei strapparmi la stanchezza di dosso La stanchezza di vivere trascinando una vita che non sa di niente e non somiglia a te. Vorrei non pensare, lasciare scorrere vorrei poter lasciarti andare e vederti tornare da me. Non so aspettare non so non disperarmi non pensare a te. Forse hai bisogno di accorgerti soltanto, senza paura di sbagliare. Il naufragare dolce in questo mare in cui non vuoi affondare. Vorrei non pensare, lasciare scorrere vorrei poter lasciarti andare e vederti tornare da me. Non so aspettare non so non disperarmi non pensare a te. Non so reagire prendendo fiato, prendere fiato ed espirare tutto. Non so aspettare, non so non disperarmi, non pensare a te.
8.
Come se non fossero le nuvole a farti desistere, come se non fosse la tua voglia a farti resistere. Ti vedo instabile dentro ad una vita che non sa riflettere i desideri che ti fanno essere quello che sei. E dimmi se ci pensi mai, abbandonare le tue paure. E dimmi se ci pensi mai, accarezzarle e poi buttarle via E dimmi se ci pensi mai, abbandonare le tue paure. E dimmi se ci pensi mai, tu dimmi se.. Come se qui non ci fosse polvere, restasse solo cenere. Come se a volte fosse utile sentirsi un po’ più inutile. Ti vedo instabile dentro ad una vita che non sa riflettere tutti gli errori che si susseguono, restano, non vanno via. E dimmi se ci pensi mai, abbandonare le tue paure. E dimmi se ci pensi mai, accarezzarle e poi buttarle via E dimmi se ci pensi mai, abbandonare le tue paure. E dimmi che ci riuscirai, tu dimmi che..
9.
Intermezzo 00:57
10.
Il freddo d’inverno, la rabbia della sera prima, la metro che parte, 7.30 in banchina. Giornale omaggio racconta l’Italia intera, trovi tutto la stessa merda, tutto com’era. Il mio Paese è fatto di sorrisi falsi e di diffidenza, dove non hai pazienza con chi non ha pazienza, di cui non fai più senza e la gente pensa di reagire con le solite frasi di circostanza. Amo il mio Paese, amo la mia città, amo il mio quartiere, la mia zona. Il tramonto d’estate, i concerti all’aperto La domenica pomeriggio sdraiati al parco. Giù in strada sempre traffico, ma certa gente alza il volume e batte la mano a tempo sul volante. Al mio Paese vorrei dire basta e a volte mi basta. Tra chi sfinito cambia città e chi invece resta. Il mio Paese è un cuore che pulsa, che non si ferma, il mio Paese che cerca vendetta, cielo in tempesta. Amo il mio Paese, amo la mia città, amo il mio quartiere, la mia zona.
11.
Cerco una canzone che mi avvolga. Sistemo casa, la mia cameretta. Non butto mai i biglietti dei concerti, si portan dietro troppi ricordi. Non butto mai le frasi che mi hai detto E quelle che mi hai lasciato per iscritto. Polvere sul computer, zaino ancora fatto Pronto a partire per un nuovo viaggio. Cd originali da ascoltare, la maschera di V usata per un carnevale, “una rivoluzione senza un ballo è una rivoluzione che non vale la pena di fare” In fondo non possiedo quasi niente, ma alcune cose parlano di me Che per alcuni non valgono niente, ma il valore alle cose lo dai te. Mia madre dice che dovrei fare ordine, ordine sì, ma nella mia testa. Togli di dosso questa polvere, togli di dosso questa polvere. Cerco un nuovo ambiente che mi accolga Proverò a cambiare faccia alla mia stanza Con attaccati i manifesti dei concerti, provo a far ordine tra i vestiti sparsi. Pulizie d’appena prima dell’estate, per non pensarti prima di partire. Mettere in ordine mentre qui tutto affonda La profezia implica la svolta. In fondo non possiedo quasi niente, ma alcune cose parlano di me Che per alcuni non valgono niente, ma il valore alle cose lo dai te. Mia madre dice che dovrei fare ordine, ordine sì, ma nella mia testa. Togli di dosso questa polvere, togli di dosso questa polvere.
12.
Le cose più belle fanno sanguinare E te le scrivi addosso, anche se fanno male. Le cose più belle sono quelle che non puoi controllare, quelle da non fare. Le cose più belle sono quelle che non capisco, te, l’infinito e questo disco. Le cose più belle ti fanno sognare, ricordati che è da qui che però devi partire. Le cose più belle sono quelle per cui lottare, non è solo un sogno questa rivoluzione. Le cose più belle lasciano graffi e lividi, sotto il palco, dentro il letto ed oltre i limiti. Le cose più belle costano fatica, sputi sangue, sudore e lacrime da una vita. Le cose più belle fanno male, finiscono senza tornare. Le cose succedono nei momenti peggiori Le cose succedono, come le canzoni Come quando scrivi di getto Le cose succedono, ecco tutto. Le cose più belle sono quelle per cui lottare, non è solo un sogno questa rivoluzione. Le cose più belle lasciano graffi e lividi, sotto il palco, dentro il letto ed oltre i limiti.
13.
Uccidi i miti nella tua testa, uccidi gl’idoli degli anni ottanta. Al compleanno farò una festa, per non pensare a quello che mi manca. C’è chi muore lottando il giorno del mio compleanno, chi minimizza, chi pensa ad altro, chi è troppo stanco. Io nel 2001 avevo poco più di dieci anni, ora non sto nemmeno più a contarli, io nel 2001 avevo tanta gente intorno, ora non sto nemmeno più ad ascoltarli, ne ad ascoltarti. Non è arroganza, è che ne ho abbastanza Uccidi gli idoli nella tua testa Di tutta questa gente, questa indifferenza Uccidi gli idoli nella tua testa Uccidi i miti nella tua testa, uccidi gl’idoli degli anni ottanta. Al mio compleanno farò una festa, per non pensare a quello che mi manca. Non è arroganza, è che ne ho abbastanza Uccidi gli idoli nella tua testa Di tutta questa gente, questa indifferenza Uccidi gli idoli nella tua testa
14.
Polaroid 03:16
Anche togliendo i sassi dalle scarpe, i piedi mi farebbero comunque male, ho realizzato che ciò che è stato resta, non lo puoi cambiare. A certe cose neanche più ci penso, non mi lasciano più sveglio O forse ormai nemmeno ci riesco. Ho la memoria di una Polaroid, il fermo immagine di un istante, ormai confondo i volti della gente. E ho la memoria di una Polaroid, non mi ricordo degli stronzi come voi! E chiedo scusa per le canzoni tristi, per i bicchieri mezzi vuoti rotti, non ho saputo mai come riempirli. Non sono certo più confuso di com’ero La forza che mi manca mi basta per ammetterlo. Ho la memoria di una Polaroid, il fermo immagine di un istante, ormai confondo i volti della gente.

about

'Profezia in 12 pezzi' racconta di come media, religione, politica siano soliti creare degli idoli, far credere che qualcuno meglio di noi sappia guidarci, agire nel modo giusto e dirci come fare.
Questi idoli sono come profeti che hanno la verità in tasca e che sono pronti a consegnare la propria profezia.
La “profezia” qui presentata è in antitesi con questo concetto: non esiste alcun profeta che possa dire come vivere nel modo giusto, ognuno deve prendere in mano la propria vita e decidere se cambiarla.
In questa direzione, il ruolo della musica è quello di spronare a dare il meglio, non di imporsi e diventare profeti ma di se stessi.

credits

released September 29, 2014

I WetFloor sono:
Andrea Staglianò - Voce e chitarre
Luca Erba – Basso e cori
Marco Perego - Tamburi e piatti

Registrato, mixato e masterizzato da Simone Sproccati presso Purania Studio (Vimodrone).
Prodotto da WetFloor e Simone Sproccati.

Artwork: Letizia Bestetti

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WetFloor Milan, Italy

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